Data / Ora martedì 19/11/2019 ore 20:30 Luogo Aula Magna Sapienza Ciclo |
Programma Torna a Roma dopo dieci anni di assenza l’Emerson String Quartet, che rappresenta la cultura musicale americana nel suo aspetto più aristocratico, quello delle università della costa orientale, dove i quattro musicisti hanno studiato e dove ora insegnano a loro volta. Perfezione tecnica e rigore interpretativo sono i loro marchi di fabbrica, riconoscibili in ogni loro interpretazione. Il programma è emblematico del loro ampio repertorio, che abbraccia tutta la storia del quartetto, dal classicismo di Beethoven al pieno romanticismo di Dvořák e al Novecento storico di Bartók. Formatosi a New York, l’Emerson è quartetto in residence dello Smithsonian Institution di Washington D.C. e i suoi quattro componenti insegnano alla Stony Brook University: è dunque l’espressione della raffinata cultura delle più prestigiose istituzioni e università della east coast americana. Un loro tratto distintivo è che i due violinisti si alternano nella parte di primo e secondo violino. I membri del quartetto sono i violinisti Eugene Drucker e Philip Setzer, il violista Lawrence Dutton e il violoncellista Paul Watkins, subentrato nel 2013. Di Antonin Dvorak il Quartetto n. 12 op. 96 “Americano”, il più bello dei quartetti del compositore ceco, che ha una forte relazione col paese da cui proviene l’Emerson, dato che fu scritto in America negli anni in cui Dvorak dirigeva il Conservatorio di New York. Il compositore amava moltissimo la musica popolare, non solo quella della sua terra ma tutta la musica popolare, però qui non cita letteralmente temi popolari americani ma piuttosto evoca alcune caratteristiche di quella musica o – per meglio dire – di quelle musiche, quella degli emigrati europei, quella degli afroamericani e quella dei nativi. Anche l’ungherese Bela Bartok era un attento studioso della musica popolare, ma nel suo Quartetto n. 5 del 1934 ben poco richiama il folclore: questo è piuttosto un brano espressionista, caratterizzato da sonorità taglienti e furiose ebbrezze ritmiche. Infine di Ludwig van Beethoven il Quartetto op. 59 n. 2, che fa parte dei tre dedicati al conte Rasumowsky, ambasciatore di Russia a Vienna e grande appassionato del quartetto, al punto di fondare un proprio quartetto, in cui egli stesso suonava la parte del secondo violino. Nel 1806 commissionò tre Quartetti a Beethoven, ponendo come condizione che usasse alcuni temi popolari russi: dunque pure qui c’è un aggancio con la musica popolare, che però anche in questo caso ha un ruolo marginale, limitato al terzo movimento. Contemporaneo della Sinfonia “Eroica” e della Sonata “Appassionata”, questo Quartetto si collega a quei due capolavori per l’ampiezza e l’audacia della forma, per i toni appassionati, per la continua tensione drammatica, appena interrotta da brevi oasi contemplative.
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