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La 71a Stagione della IUC

Il rinascimento e il contemporaneo, la musica sacra e il jazz, la viola da gamba barocca e le percussioni moderne,
le Cantate di Bach e il musical di Broadway: nella 71ª stagione della IUC si susseguono e si fondono le musiche più diverse, mai però a caso, ma sempre con una linea programmatica chiara, perché dietro ogni scelta c’è la massima attenzione alla qualità sia della musica che degli interpreti. 
E tra gli interpreti troviamo i grandi che hanno fatto la storia degli ultimi decenni, come Jordi Savall e Maria João Pires, ma anche tantissimi giovani che hanno già un’indiscussa fama internazionale, come Alexander Romanovsky e Francesca Dego, e giovanissimi appena proclamati vincitori di prestigiosi concorsi e sicuramente destinati a un successo internazionale, perché da sempre la IUC è la prima a far conoscere al pubblico romano i grandi talenti del futuro.

Per la varietà e novità delle proposte, per il numero dei concerti – trentatré dal 17 ottobre al 3 maggio – e per il livello degli artisti ospiti, la stagione di musica da camera della IUC si conferma come una delle più importanti in ambito non solo nazionale ma internazionale.
Le inaugurazioni del ciclo pomeridiano del sabato e di quello serale del martedì sono un vero e proprio fuoco d’artificio di musica barocca. Sabato 17 ottobre l’Akademie für Alte Musik Berlin, vanto della scuola musicale tedesca e unanimemente riconosciuta come un’autorità in campo bachiano, esegue due Cantate – con il soprano Dorothee Mields – e due Concerti del Kantor di Lipsia: un appuntamento imperdibile per ogni appassionato di Johann Sebastian, che è come dire per ogni appassionato della grande musica. Martedì 20 ottobre Jordi Savall, protagonista assoluto della scena musicale internazionale, e il suo storico gruppo Hespèrion XXI presentano “Folias & Canarios”: antiche danze spagnole le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che, seguendo percorsi difficilmente ricostruibili, si sono diffuse fino all’Italia meridionale, alla Scozia e al Nuovo Mondo.
La musica vocale del barocco italiano, sia sacra che profana, è un’inesauribile fonte di nuove interpretazioni e d’impreviste scoperte: è il caso di un Mottetto recentemente ritrovato di Galuppi, che Sara Mingardo – raro esempio di autentico contralto, che ha conquistato anche Abbado, Muti, Pappano e Chailly – mette al centro del suo concerto con l’Accademia degli Astrusi di Federico Ferri, accostandolo a Vivaldi e Pergolesi. Si risale ancora più indietro nel tempo con l’Ensemble Micrologus, che fa rivivere la musica dell’epoca dell’Orlando Furioso, in occasione dei cinquecento anni dalla pubblicazione del poema dell’Ariosto.
L’Ensemble Berlin, formato dagli straordinari solisti dei Philharmoniker, rievoca un altro momento importante dei rapporti tra musica e letteratura, eseguendo le musiche di scena di Richard Strauss per Il borghese gentiluomo di Molière, con la partecipazione di Peppe Servillo, che – per una volta in veste di attore –  interpreta in prima assoluta la sua personalissima riduzione di questa commedia.
Tenore di culto in tutto il mondo per la sensibilità e la raffinatezza delle sue interpretazioni, Ian Bostridge esegue Lieder di Schubert e Schumann e la versione completa di The Heart of the Matter di Benjamin Britten, in prima italiana, con Alessio Allegrini al corno e Julius Drake al pianoforte.
Particolarmente ricco il capitolo pianistico, che porta all’Aula Magna sia artisti ben conosciuti e molto amati dal pubblico sia giovani appena usciti dai più prestigiosi concorsi. C’è anche il caso particolarissimo di un virtuoso celebre da anni in tutto il mondo ma debuttante a Roma: è Yundi Li che, da quando vinse a soli diciotto anni lo “Chopin” di Varsavia, è uno dei più acclamati pianisti in campo internazionale. Per lui, capolavori della letteratura pianistica senza dimenticare alcune antiche melodie tradizionali della sua madre patria.
Proprio nel giorno del compleanno di Chopin – il 1° marzo – debutta a Roma il vincitore del Concorso “Chopin” di Varsavia 2015, il più ambìto dai pianisti, nel cui albo d’oro figurano tra gli altri Maurizio Pollini, Martha Argerich, Krystyan Zimerman e Rafal Blechacz: c’è grande attesa per sapere chi sarà il vincitore, che verrà proclamato ad ottobre. Intorno a questo concerto si svolge una serie di incontri su Chopin, realizzati in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma e gli Amici della Musica di Foligno: Jerzy Miziolek, direttore del Museo dell’Università di Varsavia, parla dei rapporti tra Chopin e l’Italia nell’ambito della serie Colloquia della sezione musicologica della Facoltà di Lettere della Sapienza e Jerzy Radziwilowicz, uno dei più famosi attori polacchi, recita il poema Il pianoforte di Chopin di Cyprian Kamil Norwid.
Molto atteso è il ritorno a Roma dopo molti anni di Maria João Pires, la raffinatissima pianista portoghese scelta da Abbado per incidere i Concerti di Mozart e Schumann, che presenta una sua iniziativa dedicata ai giovani pianisti di talento, il “Partitura Project“. Altri grandi pianisti tornano invece alla IUC dopo brevi assenze: Angela Hewitt, la grande interprete di Bach, questa volta accosta al suo autore prediletto anche Scarlatti e Beethoven; Pietro De Maria, la cui incisione integrale della musica di Chopin per Decca è stata accolta con giudizi molto lusinghieri dalla critica internazionale: questa volta esegue non solo l’amato Chopin ma anche la prima, rara versione di Kreisleriana di Schumann e tre Studi di Ligeti; Emanuele Arciuli, vincitore nel 2011 del Premio “Franco Abbiati” della Critica Musicale Italiana come miglior solista dell’anno, riunisce sotto il titolo “Five versions of darkness” musiche ispirate alla notte di cinque compositori dall’Ottocento ad oggi. Tra i più giovani: Alexander Romanovsky, a quindici anni nominato membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna – onore che prima di lui solo Mozart aveva avuto a quella età – e a diciassette vincitore del selettivo concorso “Ferruccio Busoni” di Bolzano.
Con un concerto intitolato “Aprés Tristan… verso la nuova musicaOrazio Sciortino rievoca le atmosfere wagneriane che affascinavano compositori e pubblico tra Ottocento e Novecento. La ventiduenne Beatrice Rana è stata, ad appena diciotto anni, la più giovane vincitrice del Concorso pianistico di Montréal e ha avuto poi la consacrazione definitiva al Concorso “Van Cliburn”: esegue il Quintetto di Schumann nel corso dell’integrale dei Quartetti e Quintetti del compositore tedesco, realizzata in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana e affidata al Quartetto Modigliani, che Le Monde include nel “piccolo gruppo dei grandi”. Quanto alla musica per quartetto, giunge al quinto e sesto appuntamento il ciclo pluriennale “Esplorando Beethoven” con il Quartetto di Cremona, che, oltre ad eseguirli, spiega anche con esempi musicali i Quartetti di Ludwig van.
Sul palco dell’Aula Magna si susseguono alcuni dei migliori violinisti dell’ultima generazione. Francesca Dego ha ventisei anni e Deutsche Grammophon le ha affidato l’integrale per violino e pianoforte di Beethoven, un grande riconoscimento per una violinista giovane e italiana da parte della più prestigiosa etichetta classica tedesca: si potrà ascoltarla proprio in Beethoven e anche in Paganini. Un’altra giovane e brillante violinista è la scozzese Nicola Benedetti, che ha debuttato a Roma proprio alla IUC nel 2013 ed ora è già una star internazionale. Ilya Gringolts a sedici anni è stato il più giovane vincitore del Concorso “Paganini” di Genova. Il Financial Times l’ha definito “uno dei più ispirati violinisti di oggi” e per molti è il miglior frutto della strepitosa scuola violinistica russa negli ultimi anni. Da non perdere Gilles Apap, che debutta a Roma in “Sans orchestre” insieme al suo gruppo The Colors of Invention, formato da cimbalom, fisarmonica e contrabbasso: presenta capolavori classici e musica popolare bretone e irlandese, klezmer e bluegrass, tutti da lui reinventati con virtuosismo e comunicatività in una nuova affascinante veste strumentale.
Ai più alti livelli sono rappresentati anche altri strumenti. Manuel Barrueco è uno dei più grandi chitarristi di oggi in ambito classico, forse il più grande. Emmanuel Pahud è entrato nell’empireo del flauto da quando è stato chiamato, a soli ventidue anni, a ricoprire il ruolo di flauto solista dei Berliner Philharmoniker, allora diretti da Claudio Abbado. Debutta a Roma il ventunenne violoncellista romeno Andrei Ionita, proclamato vincitore del Concorso Internazionale “Čajkovskij” di Mosca 2015 da una prestigiosa giuria, di cui facevano parte Lynn Harrell e Mischa Maisky. Non sono state dimenticate due famiglie di strumenti molto “rumorosi”, gli ottoni e le percussioni. Gli ottoni non sono solo gravi e solenni ma anche festosi e danzanti, come dimostrerà il London Brass Ensemble, il più famoso gruppo di ottoni al mondo, che dopo molto tempo torna a Roma nel corso della tournée che celebra il suo trentennale. Ars Ludi, vulcanico ensemble italiano di percussioni, dedica un concerto ai cinquant’anni dalla morte di Edgard Varèse, uno degli spiriti più liberi e originali della musica del secolo scorso: in parallelo all’esecuzione musicale di Déserts viene proiettato il video creato nel 1994 da Bill Viola, il geniale video artista di New York, per commentare con le immagini la partitura del compositore franco-americano. Aggiunge ulteriore interesse a questo concerto una prima assoluta di Lorenzo Pagliei per tre percussionisti.
Lo strumento più antico e perfetto è la voce e più voci riunite in coro aumentano in modo esponenziale il loro potere espressivo. Pertanto si annuncia come uno degli appuntamenti più suggestivi della stagione quello con il glorioso Estonian Philharmonic Chamber Choir, che esegue i Vespri di Rachmaninov, scritti esattamente cento anni fa.
Oltre alle ricorrenze legate ai nomi di Ariosto, Varèse e Rachmaninov, la IUC ricorda il centocinquatesimo anniversario di Erik Satie, musicista fuori dal coro, geniale precorritore di surrealismo, dadaismo, arte povera e musica aleatoria, ma soprattutto un concentrato di ironia al vetriolo: Antonio Ballista insieme al soprano Lorna Windsor e ai Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino gli dedica un concerto intitolato “Satie et ses amis“.
Come ogni anno il jazz viene trattato con tutti i riguardi. Paolo Fresu alla tromba e Omar Sosa al pianoforte, gettano un ponte tra Mediterraneo e Caraibi per unire jazz, musica afro-americana, elettronica e world music. La Ials Jazz Big Band di Gianni Oddi esegue i temi più celebri del musical di Broadway, alternandoli a testi letti da David Riondino che raccontano la storia di questo genere di spettacolo e dei suoi protagonisti.
La stagione della IUC non sarebbe completa senza Musica Pourparler, il fortunato ciclo di incontri mattutini in cui i musicisti non si limitano a suonare ma dialogano informalmente con gli studenti e gli appassionati di tutte le età: questi tre appuntamenti vedono come protagonisti rispettivamente il chitarrista Gian Marco Ciampa e lo Steam Quartet, l’Orchestra Giovanile del Conservatorio “Santa Cecilia” diretta da Rinaldo Muratori e, a chiudere la rassegna come ospite d’onore, la pianista Angela Hewitt.
Un appuntamento speciale è quello con il festival “Un organo per Roma” del Conservatorio “Santa Cecilia”, a cui quest’anno collabora per la prima volta anche la IUC. Tale iniziativa, ideata da Giorgio Carnini, vuole risvegliare l’interesse del pubblico verso il concertismo organistico, un tempo molto vivo a Roma e poi caduto per anni in uno stato semiletargico. Tra i concerti, che si svolgono nella Sala Accademica del Conservatorio romano, segnaliamo in particolare quelli intitolati “Omaggio a Ferruccio Vignanelli”, “L’organo incontra la banda” e “L’organo in Italia al tempo di Verdi”.